lunedì 3 agosto 2009

Per coloro che non mi leggeranno

Io scrivo questo libro per coloro che non mi leggeranno,
per il bene di coloro che sono destinati ad ignorare, - destino
poco crudele, - perfino il titolo di questo libro e la sua esistenza.
Io voglio rendere più umili e più buoni coloro che sanno, e
trasformare i mezzi ignoranti in ignoranti interi, perché coloro
che io amo siano più conosciuti, più considerati, più amati. Come
povertà non è un peccato, così non è peccato ignoranza, e Colui
che povero volle nascere, amò viver e intrattenersi di preferenza
con i semplici e gl’ indotti. Bisogna imitare l’ esempio divino,
bisogna scendere anche noi e mescolarci alle turbe, ma più per
imparare che per insegnare, per imparare specialmente, non il
nome, ma la pratica di due grandi virtù troppo dimenticate oggi
in alto, e anche a metà, e anche un poco più in giù: pazienza e
bontà.
Non allarmatevi. Io non vi parlerò con la dotta voce nasale del
quaresimalista infreddato, no; voglio stare allegro con voi, voglio
sbizzarrirmi, magari contraddirmi, allegramente con voi; ci
divertiremo insieme; cercherò anch’ io di trasformare un po’ del=
l’ acqua umile e casta, che non vi piace gran che, in un po’ di
frizzante ed esilarante vino. Se poi non riuscirò ad ottenere che
della modesta gassosa o un po’ d’ acqua di seltz, sarà sempre,
convenitene, qual cosina di guadagnato.

0 commenti: