domenica 5 settembre 2010

LA SORELLA DELL' ECO

Ho mostrato nel precedente capitolo e anche abbastanza dimostrato,mi pare,il danno e la vergogna prodotti dal piccolo mezzo ignorante,figlio di più crassi dotti ammezzati,figli alla loro volta di più grossi filosofi inconsapevoli della propria ignoranza. E di questa inconsapevolezza funesta che noi abbiamo già troppo sofferto e soffriamo e avremo ancora da soffrire,e assai. E’ questo ibrido prodotto di una civiltà che si crede illuminata,questo ridicolo impasto di una pseudoscienza e di una grottesca presunzione,che io voglio combattere con ogni possa e contribuire secondo le mie forze ad eliminare. Questi signori che credono di portare alti nelle loro mani dei soli non portano che delle torce fumose le quali non lasciano vedere i fossi e i precipizi che si aprono ai lati della strada e nemmeno la strada. Ciò somiglia molto ad un funerale macabro,ed è a questi necrofori che io muovo guerra. E non vogliate credere che io pretenda di fare da lampadoforo,no,io mi contento di strappare da quelle mani le torce fumose e spezzarle sulle teste dure dei portatori:verranno dopo di me coloro che porteranno alte nelle loro mani lampade solari. Il mio compito è di sgombrare intanto la strada dalla marmaglia,di essere un umile,coscienzioso spazzino.
Per far questo,bisogna che io sposi l’ignoranza.
Come un giorno il Santo serafico,stanco di avventure di vita,impalmò la perfetta Povertà,così io,nauseato di avventure di scienza,voglio sposare la perfetta ignoranza.
Bella di tutte le belle,come ti sogno e ti desidero ormai!
Io t’immagino come una meravigliosa fanciulla pura ed ignara;tu sei più candida del cigno e dell’oca;i tuoi occhi sono azzurri di vacua profondità e scintille di stelle vi brillano come in cielo;i tuoi capelli sono raggi attorti di sole,e dalla tua bocca di rosa non escono che profumate ingenuità simili a gorgheggi di scherzevole eco. Poiché veramente sorella dell’eco tu sei,divina,indifesa fanciulla,figlia di Colei che io vidi danzare un giorno fra cielo e terra,cinta di nebbie azzurrine,la danza dei settemila veli.
Vieni,ti ho preparato un letto di fiori nella mia “Torre delle cinque finestre”. Che cosa importa a me di complicati ragionamenti e di astrusi pensieri. Io voglio guarire di questa turbata perplessità,di questo male indefinibile del sapere inutile,di questa melanconia “fatta dell’essenza di troppe cose”. Io voglio una bellezza ingenua composta di semplicità,e nulla è più bello e più schietto di te. Oh,anima semplicetta che sai nulla,fiore sbocciato al mattino,vivido e puro,olezzante e rorido,come ti adoro! Nella fresca sorgente delle origini io voglio rituffarmi con te per mondare la mia mente da ogni bruttura e ritrovare il senso obliato delle prime indubitabili certezze. Molte fonti ha intorbidate la incomposta curiosità,e invano ora l’affannoso sapere degli uomini s’adopra a chiarirle;solo questa,la tua,è rimasta trasparente come il puro cristallo e lascia vedere il suo fondo. Lascia che in essa io mi purifichi e mi disseti.
Con me nella limpida onda,o seduta nel fresco antro,tu ripeterai le parole che io ti dirò e che sempre mi parranno nuove,incantevolmente nuove sulla tua bocca,dolce sorella dell’eco.

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